I Colori del Tempo. Mostra di Nadia Farina
Complesso Monumentale di Santa Sofia -SA- Inaugurazione 10 Maggio ore 19/00
Data pubblicazione 08/05/2012
"Ho imparato molte verità dal mondo delle favole e così, quando mi hanno chiesto come avevo cominciato il mio viaggio nel mondo dei colori, ho fatto come Pollicino nel bosco, un sassolino dietro l’altro, sono tornata indietro e ho raccolto le tracce del mio tempo.
C’era una volta una bambina, poi una ragazza, e poi ancora una donna, dalla irrinunciabile e prorompente creatività che la portava ad esprimersi nei modi più svariati, che le dava gioia immensa di fare e pensare di fare e di sperimentare , di scrivere o ideare ...
La mia storia comincia così, come una favola, nella quale accadono le cose incredibili, dove le coincidenze diventano invece credibili, dove il caso gioca con le fate che regalano un particolare destino.
Collaboro da sempre con la Luce e con il Tempo per far vivere il Colore. Lo coltivo sulle tele, sul vetro o sulla creta, sulle cose, in bottiglie che diventano preziose. Mi entra nella vita con un quadro insieme al sole o con la pioggia, un
cestino regalato, una cosa ritrovata, un oggetto vivo nelle mani. Trafigge il mio dolore e innalza la mia gioia, a volte in modo silenzioso a volte dirompente. Perché: Il colore è un’emozione che dagli occhi arriva al cuore e diventa un’esperienza che non si dimentica mai più". Nadia Farina
Presentazione della mostra a cura del giornalista Marcello Napoli
“I colori del tempo”. “Quando non so cosa fare accarezzo il cielo.”
(Alberto Casiraghy – PulcinoElefante)
"La fotografia mostra non dimostra; l’ arte provoca, come un sasso scuote la superficie liscia di un lago e per gravità si lascia andare e cadere in una dimensione verticale. Sommuove la sabbia, i sedimenti, i ricordi. Il fare artistico di Nadia Farina è un indefinibile, quanto fascinoso poliedro di immagini, di emozioni, di evocazioni.
In primis c’è il colore, le atmosfere, le aurore boreali che come un palcoscenico ospitano ombre, figure, miti pagani, ma più spesso personaggi con radici cristiane o profili che ognuno di noi incontra nel quotidiano, testimoni di un evento da compiersi, quasi un miracolo. Quello delle due dimensioni che non bastano più, tracimano l’area limitata della tela e diventano una wunderkammer, un piccolo, intimo teatro, un bonsai di oggetti, una lanterna magica, momenti di vita vissuta.
I colori del Tempo diventano un’aura, l’ombra di un sogno, il vagheggiato profilo dell’anima, di un’emozione, il frutto maturo, immaginifico di un ricordo. L’inquietudine magmatica e lavica dei fuochi diventa trasparenza di topazio, seta di chiaro zaffiro. Il turbinio vorticoso evoca tempeste e poi si placa, spazia e poi converge in un punctum, in quello spazio-tempo che J. L. Borges chiama Aleph, dove pochi centimetri, un alito di pennello creano l’illusione di una galassia.
Un’intima alchimia di gesti, materiali, fantasime presenze annunciate da onde, esplode come il germogliare, ondeggiare di foglie di uno stesso albero e, nell’assorbire tra le radici profonde il sapore dei sensi, dell’immaginazione tesa ad esplorare, fanno convergere, spesso, nelle opera di Nadia Farina lo ying e yang della sua poetica del fare, sia in opere pubbliche, sia in racconti compositi, come “Il cantico delle creature”(*) ad Assisi, sia nelle realizzazioni minimali in cui sempre c’è l’alfabeto personale e metabolizzato dell’artista.
Un’esplorazione personale in cui emerge l’esigenza, la convinzione che la felicità, l’orizzonte può essere a portata di mano di tutti; che la felicità è una piccola meravigliosa emozione.
“La vera felicità la senti quando l’universo non ti chiede nulla”. Le opere esposte sono gradini di una scala; lo slancio e la libertà dalla gravitazione terrestre, dal solito, dall’automatico, la incontri nel dialogo muto, vibrante, emozionale con molte opere, frammenti che si incastrano con un magnetismo forte a formare un paesaggio infinito. Quel paesaggio non solo dell’anima, ma della personalità artistica, che andrebbe conosciuta attraverso gli scritti, articoli, brevi saggi, puntute osservazioni, studi, schizzi, progettualità, dialogo, di una instancabile quanto eclettica personalità che ha nel cognome la materialità, il lievito immaginifico per qualunque viaggio fuori e dentro di sé e nel nome quel misterioso Niemand, Nessuno che è l’esatto opposto della vacuità, falsità dell’essere. Der Niemand; piedi per terra, il corpo tra le sfere celesti e la testa nell’universo delle cose. Un’iconografia antica, pregnante come il significato, le vibrazioni intorno a molte opere esposte qui a Santa Sofia. Nessuno come colui/colei che cerca, novella, instancabile Siddharta.
“I colori del Tempo”; un viaggio breve e intenso nella materia plasmata, animata da quella che è una porta sempre aperta e sincera, un palcoscenico avorio e suadente che è il sorriso alla vita, all’arte di Nadia=Speranza".
La mostra (oltre 120 opere in esposizione) sarà aperta al pubblico fino al 20 maggio: tutti i giorni 17.30/20.30. Sabato e domenica 10/13- 18/21.30