Luigi De Filippo al Teatro delle Arti con "Miseria e Nobiltà"
Sabato 23 gennaio, ore 21.00, Teatro delle Arti
Data pubblicazione 19/01/2016
Luigi De Filippo sarà in scena sabato 23 gennaio, alle ore 21.00, al Teatro delle Arti con uno dei capolavori del teatro: Miseria e Nobiltà. La commedia di Eduardo Scarpetta, con adattamento e regia di Luigi de Filippo, vedrà in scena 14 attori della Compagnia di Teatro Luigi De Filippo.
La ripresa di questa storica e famosa commedia da parte di Luigi De Filippo, che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio in questa “Miseria e Nobiltà” aveva compiuto la sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi.
La fame è il tema della commedia, e da quando Scarpetta scrisse questo testo fino ad oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi sconvolgimenti. E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono avviliti perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito; improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle avventandosi sui maccheroni fumanti. E’ la scena che rappresenta e riassume in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia di un popolo.
La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di don Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato.
Sciosciammocca e alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da qui una serie di equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia tra le più famose del repertorio napoletano.
Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da dieci attori.
Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della critica “degna della firma di Moliére”.
La tradizione è il nostro passato, ma è un passato che insegna.
La ripresa di questa storica e famosa commedia da parte di Luigi De Filippo, che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio in questa “Miseria e Nobiltà” aveva compiuto la sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi.
La fame è il tema della commedia, e da quando Scarpetta scrisse questo testo fino ad oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi sconvolgimenti. E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono avviliti perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito; improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle avventandosi sui maccheroni fumanti. E’ la scena che rappresenta e riassume in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia di un popolo.
La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di don Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato.
Sciosciammocca e alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da qui una serie di equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia tra le più famose del repertorio napoletano.
Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da dieci attori.
Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della critica “degna della firma di Moliére”.
La tradizione è il nostro passato, ma è un passato che insegna.
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